Cantanti Italiani A-Z

  • A
  • B
  • C
  • D
  • E
  • F
  • G
  • H
  • I
  • J
  • K
  • L
  • M
  • N
  • O
  • P
  • Q
  • R
  • S
  • T
  • U
  • W
  • X
  • Y
  • Z



IL JAZZ ORIGINE ED EVOLUZIONE

Il jazz è un genere musicale derivato originariamente dal canto popolare afroamericano e caratterizzata da un'intensa carica ritmica, dal largo uso dell'improvvisazione e da sonorità e timbri del tutto particolari.
Nel corso della sua evoluzione il jazz ha però perduto molte delle caratteristiche iniziali così da rendere ardua una sua precisa definizione.
L'etimologia della parola jazz è controversa: alcuni la fanno risalire al francese jaser, fare rumore, altri la ricollegano al nome di uno strumentista americano della fine dell'ottocento, Jasbo Brown. Il jazz nacque comunque nei primi anni del Novecento a Nuova Orleans: affidato per lo più a piccoli complessi (da cinque a otto strumentisti di regola afroamericani, il cui organico comprendeva una sezione melodica, composta da cornetta, clarinetto e trombone, e una sezione ritmica, con pianoforte, chitarra o banjo, contrabbasso o batteria), questo tipo di musica veniva eseguito a orecchio, consentendo la massima libertà espressiva all'esecutore, nelle più svariate cerimonie: funerali, matrimoni, battesimi.
Il repertorio delle prime orchestrine jazz era formato esclusivamente da blues, brani di ispirazione profana (se di ispirazione religiosa venivano denominati spirituals), derivati direttamente dai canti popolari afro-americani del secolo precedente.
Nella versione strumentale il blues era costituito essenzialmente da un tema iniziale di 4 o 8 battute armonizzato con pochi semplici accordi, sui quali si inserivano poi gli interventi di regola improvvisati dei vari strumentisti.
Il primo spartito musicale di blues apparve nel 1912 col celebre Memphis blues di W. C. Handy, composto nel 1909.
Soltanto cinque anni dopo uscirono i primi dischi di jazz: a inciderli fu un'orchestrina composta esclusivamente da musicisti bianchi, la "Original Dixieland jazz band", che raggiunse il massimo della notorietà intorno al 1930 e del cui repertorio è rimasto famoso Tiger rag.
Ma il gruppo più popolare di quegli anni (1920-1930) fu senza dubbio quello fondato dal cornettista afroamericano Joseph "King" Oliver, uno dei maestri del jazz. Della sua "Original Creole jazz band" facevano parte, fra gli altri, Johnny Dodds (clarinetto) e Louis Armstrong, allora agli inizi della sua ascesa.
Con King Oliver la patria del jazz si trasferì da Nuova Orleans a Chicago.
E fu appunto a Chicago che si riunirono e operarono i massimi esponenti del jazz: i pianisti Jelly Roll Morton, inventore dello stile ragtime, e Earl Hines, anticipatore di uno stile pianistico che si sarebbe imposto per decenni, Bix Beiderbecke, geniale innovatore nella tecnica della cornetta, e Louis Armstrong: dell'attività di Armstrong in questo periodo testimoniano alcune magistrali esecuzioni discografiche con il quintetto denominato "Hot Five", di cui facevano parte, oltre a Dodds, altri due solisti d'eccezione: Kid Ory al trombone e Johnny Saint Cyr al banjo.
Nel trasferimento da Nuova Orleans a Chicago il jazz non aveva perduto le sue caratteristiche originali: fu il progressivo inserimento dei musicisti bianchi nei complessi jazz e il clamoroso sviluppo dell'industria discografica a provocare negli anni tra il 1925 e il 1930 una prima rottura con lo stile "New Orleans"; alla "improvvisazione" si sostituì sempre più spesso l'"arrangiamento"
. La musica perse in spontaneità, ma guadagnò in chiarezza.
E mentre dall'inesauribile filone del blues i pianisti di colore estraevano il nuovo linguaggio del boogie- woogie, si imposero, accanto e in sostituzione ai pittoreschi complessini di Storyville (il quartiere malfamato di Nuova Orleans), i grandi complessi orchestrali, diretti da musicisti formatisi nei conservatori: s'impose così, nel 1924, insieme con quella di Fletcher Henderson, l'orchestra di Paul Whiteman, con la sua esecuzione della Rapsodia in blu di Gershwin (e che negli anni seguenti vendette milioni di dischi); s'impose, intorno al 1927, una delle massime figure della storia del jazz, Duke Ellington.
Ellington introdusse nel jazz sonorità inusitate, adottò originali soluzioni ritmiche desunte dalla musica afro-cubana, arricchì la sua musica di nuove armonizzazioni, di una complessità sconosciuta ai pur geniali dilettanti di Nuova Orleans.
Il suo pianoforte e la sua orchestra furono nel 1933 i primi autorevoli ambasciatori del nuovo linguaggio jazzistico americano in Europa.
Qualche anno dopo, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, il jazz era ormai una forma di espressione musicale quasi universale.
Tra il 1935 e il 1940 si sviluppò quella che ancor oggi viene definita l'"era dello swing".
Del termine swing si è tentata più volte una valida definizione. Gli stessi musicisti più rappresentativi di questo stile, da Benny Goodman a Gene Krupa, da Teddy Wilson a "Count" Basie e Lionel Hampton, non sono riusciti a spiegare esattamente in che cosa consistesse, ma in sostanza si trattava di un ritmo, che, pur rimanendo costante, dava l'impressione di essere sempre più veloce.
Il nuovo stile incontrò immediatamente i favori del pubblico, affascinato dalla carica ritmica che in esso era implicita.
Tra i solisti di maggior spicco figurano il pianista Art Tatum, innovatore della tecnica pianistica, Artie Shaw e Tommy Dorsey, titolari di orchestre che rimasero fra le più popolari fino agli anni Cinquanta.
E fu proprio in antitesi a questa musica, orecchiabile e da molti ritenuta "commerciale", che verso la metà degli anni Quaranta i jazzisti americani d'avanguardia elaborarono un nuovo rivoluzionario gergo musicale, il bop (o be-bop), fatto di dissonanze, di melodie astruse, di brevi frasi apparentemente slegate d'una dall'altra, di armonie complicatissime.
Un linguaggio di protesta, insomma: il trombettista Dizzy Gillespie e il saxofonista Charlie Parker furono tra gli esponenti più illustri del nuovo stile, che ha ispirato in misura diversa quasi tutti i più noti jazzisti del dopoguerra e ha influito anche sullo stile dei più "anziani" come il saxofonista Coleman Hawkins. Dal be-bop hanno preso le mosse infatti tutte le correnti di cool jazz(jazz freddo, per anteporlo a quello caldo [hot] di Nuova Orleans), sviluppatesi dal dopoguerra a oggi.
Tra i musicisti della nuova generazione ricordiamo i saxofonisti Stan Getz, Lester Young, Gerry Mulligan e John Coltrane, il trombettista Miles Davis, il pianista Dave Brubeck, strumentisti raffinati, dotati di tecnica ineccepibile. Alcuni di loro si rifanno anche ai moduli della musica classica, in particolare a quella del Settecento, elaborando in chiave moderna temi di Bach o di Vivaldi o di Mozart.
Particolarmente interessanti in questo senso appaiono i tentativi compiuti dal "Modern jazz quartet" e dal complesso di Chico Hamilton.
Il jazz vocale è rimasto invece ancorato ai moduli della "swing era": il nome più illustre rimane tuttora quello di Ella Fitzgerald. Negli anni Settanta il jazz ha manifestato complessivamente un certo ritorno a schemi prevalenti negli anni Cinquanta e Sessanta, con una riproposta in termini aggiornati degli stilemi dell'hardbop.
L'innovazione viene dal free jazz che, nato nel momento in cui le tensioni e le lotte per l'emancipazione afroamericana si andavano acutizzando, diviene interprete, in musica, della diffusa insoddisfazione e del rifiuto della situazione sociale dominante.
Il free jazz è caratterizzato infatti da una demolizione degli schemi ritmici, armonici, melodici che arriva fino all'introduzione di atonalità e rumori.
Fra i più autorevoli esponenti del free jazz o new thing ricordiamo Ornette Coleman, Eric Dolphy, John Coltrane, Cecil Taylor e Sun Ra con la sua Arkestra. Il free jazz, trasferitosi in Europa sull'onda di un mancato consenso del pubblico americano, rimase per tutti gli anni Settanta, musica di protesta anche in senso politico.
Parallelamente è proseguita la ricerca di alcuni musicisti che hanno allargato, seguendo strade personali, le proposte dell'avanguardia, tra cui primeggiano i collettivi che fanno riferimento all'AACM di Chicago e al BAG di Sant Louis.
In Europa ha trovato ampio spazio un gruppo di solisti che uniscono elementi mutuati dalla musica afroamericana con altri derivati dalla musica dotta europea contemporanea. Manca comunque, dopo il ritiro di M. Davis dalle scene, una figura carismatica che sia capace di incalanare l'evoluzione del jazz verso nuove soluzioni
. Negli ultimi vent'anni si sono distinte due correnti nel jazz contemporaneo.
Da un lato, vengono proposte rivisitazioni di modelli tradizionali che acquistano spessore grazie soprattutto all'esito e alla personalità degli interpreti tra cui stanno emergendo negli ultimi anni Wynton e Branford Marsalis, Marcus Roberts, Scott Hamilton, Warren Yache, Jon Faddis e Terence Blanchard.
Dall'altro, troviamo musicisti che si rifanno a Coltrane o al free jazz: Chick Cozea, Herbie Hancock, Keith Jarret, Joseph Zawinul, John Mc Laughlin, Tony Williams e Wayne Shorter. Negli anni Ottanta si è verificata una stasi creativa e la musica afro-americana ha preferito incalanarsi nel funk.
Verso la fine degli anni Ottanta, il jazz si avvicina al rap caratterizzato anch'esso dall'origine afroamericana e popolare, l'improvvisazione e il ritmo.
Ed è ancora Miles Davis con il suo ultimo lavoro, pubblicato postumo, realizzato con il repper Easy Moo Bee a testimoniare questa direzione seguita successivamente da Quincy Jones, già arrangiatore di Count Basse.
Il jazz è sempre più disponibile a lasciarsi influenzare, contaminare e vivificare dai più svariati spunti etnici che negli ultimi anni vanno dalla musica indiana ai ritmi della salsa latina.
Derivazioni jazzistiche legate a stili più tradizionali sono avvertite nella più recente musica pop (Matt Bianco, Style Council, Working Week). Anche il blues, inesauribile fonte di ispirazione si è evoluto verso nuove sonorità grazie anche alle collaborazioni di anziani leader come B. B. King e John Lee Hooker con musicisti pop come gli U2 e Santana.
In Italia dal secondo dopoguerra il jazz è seguito con crescente interesse da un numero sempre maggiore di appassionati: tra i jazzisti italiani di livello internazionale negli anni Cinquanta figurano il chitarrista Franco Cerri, i pianisti il trombonista Dino Piana, Armando Trovajoli e Giorgio Gaslini.
Quest' ultimo con la suite "Tempo e relazione" (1957) è considerato l'iniziatore di un memento di apertura verso i nuovi influssi della musica accademica, sperimentale, etnica. Dalla metà degli anni Settanta nuovi talenti sono andati via via emergendo.
Tra questi, il trombettista Enrico Rava, i sassofonisti Mario Schiano, Carlo Actis Dato, Gianluigi Trovesi, Massimo Urbani e i pianisti Franco D'andrea, Guido Manusardi ed Enrico Pieranunzi.
Estremamente importante per la storia del jazz in Italia è anche la formazione della "Italian Instabile Orchestra". Il ritrovo annuale nell'ambito del Festival "Umbria Jazz", oltre a suscitare un crescente consenso nel vasto pubblico, dimostra di anno in anno il prestigio internazionale conquistato dal jazz italiano.
L' hard-bop (bop duro). è un sottogenere musicale del jazz.
Tale termine indica non tanto uno stile preciso, quanto il fenomeno di revival del be-bop verificatosi negli anni Cinquanta in contrapposizione al cosiddetto cool-jazz di matrice bianca e contraddistinto da velleità accademiche.
L'hard-bop schematizza le innovazioni ritmico-armoniche del be-bop, dilatando al massimo la libertà espressiva del solista. Fra gli esponenti più significativi si possono citare S. Rollins, A. Blakey, J. Coltrane, H. Silver. Dopo la parentesi del free-jazz, è tornata in auge una forma aggiornata di hard-bop che tiene conto in modo sostanziale delle esperienze verificatesi nel jazz da O. Coleman in poi.

Jazz, i suoi sottogeneri:

- Acid jazz
- Be bop
- Cool jazz
- Dixieland
- Free jazz
- Jazz fusion
- Jazz manouche
- Jazz samba
- Hard bop
- Latin jazz
- Main stream
- Modal jazz
- New Orleans
- Nu jazz
- Smooth jazz
- Swing
- Western swing
- Early jazz
- Free jazz
- Progressive jazz
- Jazz-pop
- Mainstream jazz
- Bebop
- Crossover jazz
- Swing
- Latin jazz
- Brazilian jazz
- Dixieland
- New Orleans jazz
- Smooth jazz
- Ragtime
- Soul jazz
- Jazz-Soul